Parmigianino, Autoritratto allo specchio convesso, 1524
Vienna, Kunsthistorisches Museum
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JOHN ASHBERY
AUTORITRATTO IN UNO SPECCHIO CONVESSO
Come lo fece Parmigianino, la mano destra
più grossa della testa, spinta verso l’osservatore
e graziosamente in rientranza, come a proteggere
ciò che mostra. Qualche lastra piombata, vecchie travi,
pelliccia, mussola arricciata, un anello di corallo concorrono
in un movimento che sorregge il viso che nuota
avanti e indietro come la mano
soltanto che è in riposo. È quel che
è sotto sequestro. Dice il Vasari:” Francesco un giorno
si mise a ritrarre se stesso, guardandosi
in uno specchio da’ barbieri di que’ convessi…
Fatta fare una palla di legno al tornio,
e quella divisa per farla mezza tonda,
e ridotta alla grandezza dello specchio, in quella
si mise con grande arte a contrafare tutto quello
che vedeva nello specchio.”
Principalmente la sua immagine riflessa, di cui il ritratto
è il riflesso asportato.
Lo specchio preferì riflettere solo ciò che egli vedeva,
cosa che era sufficiente al suo scopo: la sua immagine
invetriata, imbalsamata, proiettata a un angolo di 180°.
L’ora del giorno o la densità della luce
aderendo al suo viso lo mantiene
vivo e intatto in un’onda perennemente
in arrivo. L’anima prende posto.
(Traduzione di Aldo Busi)
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